Pubblicato il:
Iscriviti alla newsletter
Capolavori della Cultura Antica - Museo Nazionale Romano - Palazzo Massimo - Nuovo Allestimento
Testo del comunicato
COMUNICATO STAMPA
Roma, 19 dicembre 2011
CAPOLAVORI DELLA SCULTURA ANTICA
Il Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo continua il percorso di rinnovamento avviato negli ultimi anni con attività espositive a tema e nuovi allestimenti delle collezioni permanenti.
Dopo aver rinnovato quasi completamente il piano dedicato agli affreschi, tra cui il giardino della Villa di Livia e le stanze della Villa della Farnesina, è ora la volta delle sale principali del I piano, vero cuore del museo, che illustrano il tema della scultura ideale. Dal 20 dicembre il pubblico potrà ammirare un nuovo ordinamento e un nuovo allestimento dei Capolavori della scultura antica conservati nel museo.
La scultura ideale è il complesso tema della cultura artistica a Roma nei primi secoli dell'impero, quando ormai l'arte della Grecia conquistata era stata assimilata dalla città e si era manifestata come un fenomeno dirompente.
L'aspirazione da parte dei personaggi delle classi più elevate a ricreare in piccolo, all'interno delle proprie residenze, i lussi delle corti ellenistiche aveva dato vita a una forma di collezionismo come segno di prestigio politico e personale. Il gusto per le creazioni artistiche greche fu tale da rendere necessario il ricorso alla produzione di copie e rielaborazioni dei capolavori dell'arte greca ormai insufficienti ad esaudire la crescente richiesta. I capolavori del V e IV sec. a. C. venivano ripetuti in serie, se pur con un livello artistico elevato per soddisfare le esigenze di rappresentanza e di osten¬tazione del lusso da parte della committenza romana.
Gli originali greci in bronzo, realizzati come statue onorarie in spazi pubblici o dediche nei santua¬ri, in epoca romana venivano copiati in marmo allo scopo di decorare edifici pubblici e privati. Le opere originali, svuotate della loro funzione civile e religiosa, diventavano oggetto di produzioni seriali evocative della cultura greca attraverso la riproposizione di miti, eroi e uomini illustri pla¬smati dal genio degli scultori più famosi, tra cui si ricordano Mirone, Fidia, Policleto, Skopas, Pras-sitele, Lisippo. La nostra conoscenza di questi capolavori dell'arte greca, in gran parte perduti, è basata essenzialmente sullo studio delle repliche di epoca romana.
Le circa settanta opere riproposte nei saloni del museo provengono da edifici residenziali, in par¬ticolare dalle maestose ville imperiali nei dintorni di Roma e lungo la costa laziale dove le sculture si inserivano, come elementi d'arredo, sullo sfondo di ardite e scenografiche soluzioni architettoni¬che, in armonia con la natura lussureggiante dei luoghi, ma anche dalle domus dell'aristocrazia romana in città e nelle vaste aree verdi degli Horti realizzate intorno alle dimore urbane. La scelta delle opere, nel programma decorativo, era determinata dall'ambiente in cui esse si inse¬rivano, dalla fama e dall'ideale estetico che suggerivano nonché dagli orientamenti culturali e ide¬ologici del committente.
Le statue e gli altri arredi in marmo e bronzo che decoravano le ville imperiali come Villa Adriana a Tivoli, le ville neroniane ad Anzio, sul mare, e a Subiaco sono state smembrate nei secoli tra di¬versi musei e collezioni italiani e stranieri; le opere confluite nel museo illustrano il fenomeno del¬la ripresa dei modelli dell'arte greca, riadattati nei nuovi contesti abitativi, secondo la moda del vivere in villa. La scelta delle opere nel programma decorativo era determinata dalla funzione dell'ambiente in cui esse si inserivano, dall'ideale che suggerivano, nonché dagli orientamenti cul¬turali e ideologici del committente.
A titolo esemplificativo viene sottolineato anche il fenomeno della duplicatio, ossia l'esposizione della stessa opera in duplice copia con l'intento di creare, attraverso la specularità, particolari effet¬ti scenografici, attraverso le due statue del Discobolo dello scultore greco Mirone e le due statue dell'Afrodite accovacciata opera dello scultore greco Doidalsas di Bitinia.
Nell'esposizione delle opere si segue, dunque, un doppio filone: quello dell'inquadramento scienti¬fico delle opere come repliche o rielaborazioni degli originali greci e quello dell'evoluzione della cultura artistica a Roma nella progressiva assimilazione e imitazione dei modelli greci, desiderati per la loro straordinaria bellezza, ma anche come ostentazione di cultura e dunque di prestigio. Parallelamente si pone l'accento ai temi più graditi dai committenti romani: l'ideale di bellezza fi¬sica e morale come equilibrio armonico che il corpo atletico suggeriva sotto forma di opera d'arte; le divinità come manifestazione d'interesse nei confronti della filosofia e della religione greca e, quindi, il desiderio di connotare ogni spazio della vita quotidiana con immagini ideali; il mondo di Dioniso nella varietà dei suoi aspetti, i miti greci come exempla virtutis e, in definitiva, come spec¬chio in cui i romani amavano riconoscersi.
Tra le decorazioni delle residenze una sezione è dedicata agli arredi in bronzo delle Navi di Nemi, in un nuovo allestimento completato dalla presentazione di un video sulla straordinaria storia del recupero dalle acque del lago delle imbarcazioni.
Una sala è dedicata alla presentazione del volto e dei frammenti d'avorio appartenenti a diverse statue "crisoelefantine", recuperati dal mercato clandestino dai Carabinieri del Nucleo Tutela Pa¬trimonio Culturale.
I nuovi allestimenti hanno lo scopo di esaltare le sculture antiche e di comunicare ai visitatori i contenuti complessi che queste ci trasmettono. Per questo il progetto è stato costruito attraverso l'approfondimento scientifico di ogni opera e l'individuazione della migliore collocazione all'inter¬no della nuova presentazione. Il visitatore, a seconda del tempo e della preferenza, potrà essere soddisfatto dalla spiegazione di ogni opera, in sé conclusa, o cogliere il tema nella sua complessità attraverso un nuovo apparato illustrativo (in doppia lingua) a cui si affiancano approfondimenti tematici, ricostruzioni e traduzioni in altre tre lingue con l'applicazione QRCode utilizzabile con iphone e ipad.
L'illuminazione completamente rinnovata, insieme al resto dell'allestimento, è studiata per ogni opera in modo da avvolgerla in un fascio di luce e esaltare la materia e i dettagli della scultura.
La campagna di comunicazione dell'evento: Usciamo a riveder le stelle II messaggio della campagna, ispirato al celebre finale dell'Inferno dantesco, intende essere propo¬sitivo e di incoraggiamento. Un'esortazione a seguire un cammino nuovo e antico al tempo stesso: quello indicato a Dante dalle stelle-virtù che riappaiono all'uscita dal regno senza speranza, nel "dolce color d'oriental zaffiro" del cielo all'alba.
Il frammento noto come "Volto d'avorio", recuperato dal mercato clandestino dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, è stato scelto come simbolo di questo evento per significare che non tutto è perduto, se adottiamo nuovamente lo sguardo dei padri della nostra cultura, dei costruttori della nostra fortuna, per rendere possibile un nuovo Rinascimento. La campagna di comunicazione presenta alcuni esempi di scultura ideale come espressione di quei temi cari ai nostri padri (da Dante agli uomini del Rinascimento), vale a dire la concezione della cultura e dell'educazione propria del mondo classico, che mirava alla Bellezza del corpo e della mente. Tra questi, le imprese eroiche di Ulisse, Perseo, Teseo ed Eracle, immortalate anche nelle costellazioni che appaiono dietro le opere. L'osservazione del cielo, attività sacra su cui si fondano le più antiche civiltà, era utile per orientarsi nella navigazione, programmare la coltivazione dei campi e la vita politica. Inoltre, gli antichi sapevano portare alla luce l'interiorità della nostra ani¬ma, visualizzandone i vari aspetti (tanto gli exempla virtutis quanto l'espressione delle passioni e dei lati oscuri della personalità.) in splendide personificazioni mitiche, che proiettavano ogni sera nella silenziosa parata delle costellazioni, mappe celesti e morali allo stesso tempo. Gli stessi dei ed eroi che raffiguravano anche nelle abitazioni, nelle sculture, sulle pareti affrescate e sui mosaici pavimentali.
I capolavori della statuaria antica, mirabili prodotti della civiltà classica, ci rammentano le vincen¬ti politiche culturali del passato.
Nella nostra memoria vi è la coscienza della nostra grandezza. Dobbiamo solo tornare a guardare il cielo, considerando quanto della nostra interiorità vi abbiamo proiettato, per ritrovare in noi un universo di potenzialità. Entrare nel Museo per recuperare i nostri valori guida. Entrare nel Museo per trovare una mappa per uscire.
Note al progetto di illuminazione
In occasione del riallestimento delle sale dei Capolavori della scultura antica del primo piano del Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo, sono stati rivisti anche i sistemi di illuminazione. Le scelte del progetto sono strettamente collegate con i criteri di allestimento delle sale, di pianta molto diversa tra loro, soprattutto per le dimensioni geometriche. Tuttavia la lettura visiva delle opere, in particolare di quelle lapidee, è favorita dalla scelta del colore delle superfici di fondo che determina un ottimo contrasto e fa emergere efficacemente le statue, immerse una leggera e filtra¬ta componente di luce diurna.
La successione delle sale scandisce il percorso del visitatore, dall'ex-teatro di Palazzo Massimo, ca¬ratterizzato dalle "macchine sceniche" sospese, alla sala VII con la parete di spina che si fa sfondo e scopre viste oblique sulle opere esposte, alla sala dei bronzi delle Navi di Nemi, che irradia una morbida memoria acquatica anche nel colore della luce, fino al mistero scoperto della sala del bel¬lissimo e composto Volto d'avorio. In questa esperienza conoscitiva la luce crea e calibra le sue magie sulle opere esposte e avvolge il loro movimento plastico con coni luminosi, tagliati con leg¬gera radenza, portando allo scoperto l'anima della materia: marmo pario, lunense, bianco, penteli-co, greco, fino alla luminosa grana fine, al brillio dei cristalli, alle sottili venature e screziature delle pietre.
Le soluzioni illuminotecniche sono state studiate per rispondere anche alle esigenze di flessibilità d'uso, tipiche degli ambiti espositivi, mantenendo alta l'attenzione sulle problematiche relative agli aspetti gestionali, che costituiscono oggi un tema di grande attualità.
A tale riguardo le scelte tecniche esprimono un'alta qualità anche nell'individuazione degli obietti¬vi da conseguire :
- riduzione dell'impatto visivo degli apparecchi di illuminazione, attraverso la loro integrazione negli elementi del progetto di allestimento e con l'adozione di apparecchi miniaturizzati.
- uso di sorgenti LED di ultima generazione ad alta resa cromatica, in ottemperanza ai criteri di innovazione tecnologica, per favorire la riduzione dei consumi energetici e degli apporti termici, con un abbattimento significativo degli oneri manutentivi. Le sorgenti adottate, con una vita nomi¬nale fino a 50.000 ore, sono conformi alle norme di settore per la conservazione dei manufatti e permettono di conseguire migliori risultati rispetto alle soluzioni precedentemente in uso.
- miglioramento dell'efficienza energetica degli apparecchi, concepiti appositamente per le nuove sorgenti LED, con i quali si raggiungono rendimenti ottici del 100%.
Le sinergie tra il nuovo allestimento e i nuovi sistemi di illuminazione restituiscono fascino e appe¬al all'esposizione, aggiungendo un nuovo importante tassello all'operazione in corso per l'aggiorna¬mento e la modernizzazione del Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo.
Ufficio stampa Electa per la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma
Gabriella Gatto tel. 39 06 47 497 462 press.electamusei@mondadori.it
Roma, 19 dicembre 2011
CAPOLAVORI DELLA SCULTURA ANTICA
Il Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo continua il percorso di rinnovamento avviato negli ultimi anni con attività espositive a tema e nuovi allestimenti delle collezioni permanenti.
Dopo aver rinnovato quasi completamente il piano dedicato agli affreschi, tra cui il giardino della Villa di Livia e le stanze della Villa della Farnesina, è ora la volta delle sale principali del I piano, vero cuore del museo, che illustrano il tema della scultura ideale. Dal 20 dicembre il pubblico potrà ammirare un nuovo ordinamento e un nuovo allestimento dei Capolavori della scultura antica conservati nel museo.
La scultura ideale è il complesso tema della cultura artistica a Roma nei primi secoli dell'impero, quando ormai l'arte della Grecia conquistata era stata assimilata dalla città e si era manifestata come un fenomeno dirompente.
L'aspirazione da parte dei personaggi delle classi più elevate a ricreare in piccolo, all'interno delle proprie residenze, i lussi delle corti ellenistiche aveva dato vita a una forma di collezionismo come segno di prestigio politico e personale. Il gusto per le creazioni artistiche greche fu tale da rendere necessario il ricorso alla produzione di copie e rielaborazioni dei capolavori dell'arte greca ormai insufficienti ad esaudire la crescente richiesta. I capolavori del V e IV sec. a. C. venivano ripetuti in serie, se pur con un livello artistico elevato per soddisfare le esigenze di rappresentanza e di osten¬tazione del lusso da parte della committenza romana.
Gli originali greci in bronzo, realizzati come statue onorarie in spazi pubblici o dediche nei santua¬ri, in epoca romana venivano copiati in marmo allo scopo di decorare edifici pubblici e privati. Le opere originali, svuotate della loro funzione civile e religiosa, diventavano oggetto di produzioni seriali evocative della cultura greca attraverso la riproposizione di miti, eroi e uomini illustri pla¬smati dal genio degli scultori più famosi, tra cui si ricordano Mirone, Fidia, Policleto, Skopas, Pras-sitele, Lisippo. La nostra conoscenza di questi capolavori dell'arte greca, in gran parte perduti, è basata essenzialmente sullo studio delle repliche di epoca romana.
Le circa settanta opere riproposte nei saloni del museo provengono da edifici residenziali, in par¬ticolare dalle maestose ville imperiali nei dintorni di Roma e lungo la costa laziale dove le sculture si inserivano, come elementi d'arredo, sullo sfondo di ardite e scenografiche soluzioni architettoni¬che, in armonia con la natura lussureggiante dei luoghi, ma anche dalle domus dell'aristocrazia romana in città e nelle vaste aree verdi degli Horti realizzate intorno alle dimore urbane. La scelta delle opere, nel programma decorativo, era determinata dall'ambiente in cui esse si inse¬rivano, dalla fama e dall'ideale estetico che suggerivano nonché dagli orientamenti culturali e ide¬ologici del committente.
Le statue e gli altri arredi in marmo e bronzo che decoravano le ville imperiali come Villa Adriana a Tivoli, le ville neroniane ad Anzio, sul mare, e a Subiaco sono state smembrate nei secoli tra di¬versi musei e collezioni italiani e stranieri; le opere confluite nel museo illustrano il fenomeno del¬la ripresa dei modelli dell'arte greca, riadattati nei nuovi contesti abitativi, secondo la moda del vivere in villa. La scelta delle opere nel programma decorativo era determinata dalla funzione dell'ambiente in cui esse si inserivano, dall'ideale che suggerivano, nonché dagli orientamenti cul¬turali e ideologici del committente.
A titolo esemplificativo viene sottolineato anche il fenomeno della duplicatio, ossia l'esposizione della stessa opera in duplice copia con l'intento di creare, attraverso la specularità, particolari effet¬ti scenografici, attraverso le due statue del Discobolo dello scultore greco Mirone e le due statue dell'Afrodite accovacciata opera dello scultore greco Doidalsas di Bitinia.
Nell'esposizione delle opere si segue, dunque, un doppio filone: quello dell'inquadramento scienti¬fico delle opere come repliche o rielaborazioni degli originali greci e quello dell'evoluzione della cultura artistica a Roma nella progressiva assimilazione e imitazione dei modelli greci, desiderati per la loro straordinaria bellezza, ma anche come ostentazione di cultura e dunque di prestigio. Parallelamente si pone l'accento ai temi più graditi dai committenti romani: l'ideale di bellezza fi¬sica e morale come equilibrio armonico che il corpo atletico suggeriva sotto forma di opera d'arte; le divinità come manifestazione d'interesse nei confronti della filosofia e della religione greca e, quindi, il desiderio di connotare ogni spazio della vita quotidiana con immagini ideali; il mondo di Dioniso nella varietà dei suoi aspetti, i miti greci come exempla virtutis e, in definitiva, come spec¬chio in cui i romani amavano riconoscersi.
Tra le decorazioni delle residenze una sezione è dedicata agli arredi in bronzo delle Navi di Nemi, in un nuovo allestimento completato dalla presentazione di un video sulla straordinaria storia del recupero dalle acque del lago delle imbarcazioni.
Una sala è dedicata alla presentazione del volto e dei frammenti d'avorio appartenenti a diverse statue "crisoelefantine", recuperati dal mercato clandestino dai Carabinieri del Nucleo Tutela Pa¬trimonio Culturale.
I nuovi allestimenti hanno lo scopo di esaltare le sculture antiche e di comunicare ai visitatori i contenuti complessi che queste ci trasmettono. Per questo il progetto è stato costruito attraverso l'approfondimento scientifico di ogni opera e l'individuazione della migliore collocazione all'inter¬no della nuova presentazione. Il visitatore, a seconda del tempo e della preferenza, potrà essere soddisfatto dalla spiegazione di ogni opera, in sé conclusa, o cogliere il tema nella sua complessità attraverso un nuovo apparato illustrativo (in doppia lingua) a cui si affiancano approfondimenti tematici, ricostruzioni e traduzioni in altre tre lingue con l'applicazione QRCode utilizzabile con iphone e ipad.
L'illuminazione completamente rinnovata, insieme al resto dell'allestimento, è studiata per ogni opera in modo da avvolgerla in un fascio di luce e esaltare la materia e i dettagli della scultura.
La campagna di comunicazione dell'evento: Usciamo a riveder le stelle II messaggio della campagna, ispirato al celebre finale dell'Inferno dantesco, intende essere propo¬sitivo e di incoraggiamento. Un'esortazione a seguire un cammino nuovo e antico al tempo stesso: quello indicato a Dante dalle stelle-virtù che riappaiono all'uscita dal regno senza speranza, nel "dolce color d'oriental zaffiro" del cielo all'alba.
Il frammento noto come "Volto d'avorio", recuperato dal mercato clandestino dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, è stato scelto come simbolo di questo evento per significare che non tutto è perduto, se adottiamo nuovamente lo sguardo dei padri della nostra cultura, dei costruttori della nostra fortuna, per rendere possibile un nuovo Rinascimento. La campagna di comunicazione presenta alcuni esempi di scultura ideale come espressione di quei temi cari ai nostri padri (da Dante agli uomini del Rinascimento), vale a dire la concezione della cultura e dell'educazione propria del mondo classico, che mirava alla Bellezza del corpo e della mente. Tra questi, le imprese eroiche di Ulisse, Perseo, Teseo ed Eracle, immortalate anche nelle costellazioni che appaiono dietro le opere. L'osservazione del cielo, attività sacra su cui si fondano le più antiche civiltà, era utile per orientarsi nella navigazione, programmare la coltivazione dei campi e la vita politica. Inoltre, gli antichi sapevano portare alla luce l'interiorità della nostra ani¬ma, visualizzandone i vari aspetti (tanto gli exempla virtutis quanto l'espressione delle passioni e dei lati oscuri della personalità.) in splendide personificazioni mitiche, che proiettavano ogni sera nella silenziosa parata delle costellazioni, mappe celesti e morali allo stesso tempo. Gli stessi dei ed eroi che raffiguravano anche nelle abitazioni, nelle sculture, sulle pareti affrescate e sui mosaici pavimentali.
I capolavori della statuaria antica, mirabili prodotti della civiltà classica, ci rammentano le vincen¬ti politiche culturali del passato.
Nella nostra memoria vi è la coscienza della nostra grandezza. Dobbiamo solo tornare a guardare il cielo, considerando quanto della nostra interiorità vi abbiamo proiettato, per ritrovare in noi un universo di potenzialità. Entrare nel Museo per recuperare i nostri valori guida. Entrare nel Museo per trovare una mappa per uscire.
Note al progetto di illuminazione
In occasione del riallestimento delle sale dei Capolavori della scultura antica del primo piano del Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo, sono stati rivisti anche i sistemi di illuminazione. Le scelte del progetto sono strettamente collegate con i criteri di allestimento delle sale, di pianta molto diversa tra loro, soprattutto per le dimensioni geometriche. Tuttavia la lettura visiva delle opere, in particolare di quelle lapidee, è favorita dalla scelta del colore delle superfici di fondo che determina un ottimo contrasto e fa emergere efficacemente le statue, immerse una leggera e filtra¬ta componente di luce diurna.
La successione delle sale scandisce il percorso del visitatore, dall'ex-teatro di Palazzo Massimo, ca¬ratterizzato dalle "macchine sceniche" sospese, alla sala VII con la parete di spina che si fa sfondo e scopre viste oblique sulle opere esposte, alla sala dei bronzi delle Navi di Nemi, che irradia una morbida memoria acquatica anche nel colore della luce, fino al mistero scoperto della sala del bel¬lissimo e composto Volto d'avorio. In questa esperienza conoscitiva la luce crea e calibra le sue magie sulle opere esposte e avvolge il loro movimento plastico con coni luminosi, tagliati con leg¬gera radenza, portando allo scoperto l'anima della materia: marmo pario, lunense, bianco, penteli-co, greco, fino alla luminosa grana fine, al brillio dei cristalli, alle sottili venature e screziature delle pietre.
Le soluzioni illuminotecniche sono state studiate per rispondere anche alle esigenze di flessibilità d'uso, tipiche degli ambiti espositivi, mantenendo alta l'attenzione sulle problematiche relative agli aspetti gestionali, che costituiscono oggi un tema di grande attualità.
A tale riguardo le scelte tecniche esprimono un'alta qualità anche nell'individuazione degli obietti¬vi da conseguire :
- riduzione dell'impatto visivo degli apparecchi di illuminazione, attraverso la loro integrazione negli elementi del progetto di allestimento e con l'adozione di apparecchi miniaturizzati.
- uso di sorgenti LED di ultima generazione ad alta resa cromatica, in ottemperanza ai criteri di innovazione tecnologica, per favorire la riduzione dei consumi energetici e degli apporti termici, con un abbattimento significativo degli oneri manutentivi. Le sorgenti adottate, con una vita nomi¬nale fino a 50.000 ore, sono conformi alle norme di settore per la conservazione dei manufatti e permettono di conseguire migliori risultati rispetto alle soluzioni precedentemente in uso.
- miglioramento dell'efficienza energetica degli apparecchi, concepiti appositamente per le nuove sorgenti LED, con i quali si raggiungono rendimenti ottici del 100%.
Le sinergie tra il nuovo allestimento e i nuovi sistemi di illuminazione restituiscono fascino e appe¬al all'esposizione, aggiungendo un nuovo importante tassello all'operazione in corso per l'aggiorna¬mento e la modernizzazione del Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo.
Ufficio stampa Electa per la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma
Gabriella Gatto tel. 39 06 47 497 462 press.electamusei@mondadori.it
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:23 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:23