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Andrea Carandini nel giorno del suo insediamento alla presidenza del Consiglio superiore per i Beni Cultuali
Testo del comunicato
“Giudicatemi per quello che sono, evitando caricature e riferimenti che non corrispondono alla mia figura”. Si rivolge così alla stampa Andrea Carandini nel giorno del suo insediamento alla presidenza del Consiglio superiore per i Beni Cultuali, il parlamentino del dicastero del Collegio Romano che deve per legge “obbligatoriamente” esprimersi sui programmi nazionali per i beni culturali e paesaggistici e sugli accordi internazionali. Il riferimento di Carandini era ad alcune insinuazioni apparse nelle scorse settimane sugli organi d’informazione relative ad alcuni dissapori con il suo predecessore, il dimissionario Salvatore Settis. Insinuazioni che Carandini ha subito respinto: “Ho un ottimo rapporto con Settis – spiega - e non c’è stata alcuna trama oscura sulla mia nomina da parte del ministro Bondi. Il quale mi ha chiesto se fossi disposto a presiedere il Consiglio superiore solamente una volta che si era dimesso Settis. Ho dato la mia disponibilità consapevole che poi sarebbero state fatte delle illazioni. Illazioni che smentisco dal momento che la prima persona a cui ho telefonato dopo la nomina è stata proprio Settis, al quale mi rivolgerò in futuro per pareri e consigli e che ascolterò volentieri nel caso volesse darmene lui. A Settis inoltre sono particolarmente grato perché ha contribuito alla stesura del Codice per i beni culturali che condivido in pieno”.
Diversi i temi toccati da Carandini nel discorso d’insediamento al Consiglio superiore. A cominciare dalla difficoltà strutturale da parte del ministro dei Beni culturali a spendere le consistenti somme rappresentate dal residuo passivo. Un “tesoretto”che Carandini quantifica in un miliardo e cento milioni di euro che il ministero non riesce a utilizzare. “Chiederò al ministro - rileva il presidente del Consiglio superiore – di affrontare urgentemente la questione perché non è ammissibile che in un momento di crisi economica globale come quella che stiamo vivendo, ci siano questi ‘colli di bottiglia’ strutturali che impediscano ai soprintendenti di spendere. Vanno snellite le farraginose procedure per gli investimenti inserendo norme semplificate ch aiutino il Mibac a spendere”.
Carandini sottolinea la grande trasformazione avvenuta negli ultimi anni riguardo il modello di governance, dove da un sistema in cui vigeva un unico soggetto pubblico, lo Stato, si è passati a un sistema di compartecipazione Stato-Regioni/Enti locali-Università. Cosicché adesso non conta solo “la tutela vincolistica, statica e passiva, ma anche la tutela attiva, capace di garantire la prevenzione, la manutenzione programmata, la valorizzazione e la comunicazione grazie al coinvolgimento di una pluralità di poteri pubblici”. Proprio in merito agli atenei, Carandini auspica un maggiore utilizzo delle “energie universitarie finora non adeguatamente utilizzate sia per quanto riguarda docenti, studenti e specializzandi, sia per quanto riguarda i saperi sperimentali e tecnologicamente innovativi”. E invoca “convenzioni sistematiche”, maggiore collaborazione e permeabilità tra i ministeri dei Beni culturali e della Pubblica istruzione. Sul tema della tutela del patrimonio artistico, Carandini invoca una maggiore “conoscenza capillare dei nostri territori” in modo da elaborare “seri piani paesaggistici”. Per questo vanno intensificate “le ricognizioni dei nostri territori ed esse possono essere realizzate solo tramite equipe di giovani in ambito universitario” e creati “sistemi informativi archeologico-monumentali, condivisi tra soprintendenze, università ed enti locali utili alla conoscenza, alla tutela, all’impatto archeologico, alla pianificazione territoriale e paesaggistica, alla valorizzazione, alla gestione e alla fruizione dei Beni culturali”.
Proprio in merito al tema della valorizzazione del patrimonio culturale, Carandini rimarca come sia il terreno in cui bisognerà operare in modo più efficace rispetto a quanto è stato fatto fino a oggi. Il ministro Bondi, a questo scopo, ha chiamato il manager Mario Resca a capo della Direzione generale per la valorizzazione. Una scelta che ha sollevato parecchie polemiche che però non trovano d’accordo Carandini. “Una identica Direzione generale per la valorizzazione – dichiara – venne proposta anche dal mio predecessore Settis ma rimase inascoltata. Oggi le critiche che vengono rivolte al ministro riguardano il fatto di aver scelto un manager non esperto di beni culturali. Ritengo legittima l’obiezione che viene mossa a Resca di non avere una preparazione tecnica in questo campo. Però è altrettanto vero che al nostro ministero non mancano tecnici competenti, così come è vero che Resca è un manager che ha fatto bene dove ha lavorato in passato. E allora dico: facciamo gioco di squadra, uniamo le forze tecniche a quelle manageriali e facciamo decollare la valorizzazione dei beni culturali. Inoltre è stato chiarito che Resca non si occuperà di tutela, così come bisogna ammettere che noi studiosi in questioni di organizzazione non ne sappiamo molto. Insomma, se Resca alla fine avrà operato bene lo applaudirò e se avrà operato male lo criticherò. Ma almeno facciamolo lavorare. Non si può dire sempre no a priori”.
Carandini interviene quindi sulla nomina di Guido Bertolaso a commissario straordinario per l'area archeologica dei Fori romani e di Ostia. “Bisogna innanzitutto fare chiarezza perché è stata fatta molto confusione – spiega il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali –. Ho sentito dire che sono state commissariate i sovrintendenti e le sovrintendenze. Non è vero nulla. Se così fosse sarebbe stata fatta un’operazione anticostituzionale. A Roma è stato messo un commissario della protezione civile a lato del soprintendente Angelo Bottini al quale rimangono tutti i poteri di tutela e di vigilanza. L’apporto di Bertolaso sarà utile per il potere di deroga alla legislazione normale, per l’apporto tecnico-scientifico relativo ai problemi geologici e del sistema fognario e per i mezzi finanziari di cui dispone. Dire che il commissario ai Fori non serve equivale a sostenere che tutto va bene. E invece non è vero. Il commissariamento è l’unica soluzione che può sbloccare una situazione vergognosa come quella del Palatino. Anzi – rivela Carandini - la figura di un commissario straordinario per l'area archeologica di Roma era stata già presa in considerazione dal precedente governo”.
L’ultimo aspetto toccato da Carandini riguarda il piano casa allo studio del governo. “Si sta creando allarme di fronte un testo che almeno fino all’inizio di aprile non si conoscerà – dichiara il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali -. Resta il fatto che qualsiasi piano dovrà rispettare non solo gli interessi particolari dei proprietari di ville e degli attici, ma anche l’interesse generale nel campo della tutela dei beni culturali e del paesaggio”. Per questa ragione, aggiunge Carandini, “bisogna continuare a rispettare il Codice per i beni culturali e paesaggistici e le competenze delle istituzioni della Repubblica da esso previste”. Dal prospettato piano caso, sottolinea Carandini, “vanno comunque escluse le aree ad alto grado di tutela o a tutela integrale previste nei pochi piani paesaggistici già adottati o approvati, i beni immobili di interesse culturale sottoposti a disposizioni di tutela del codice e le zone perimetrate come ‘centro storico’ e ‘città storica’ dagli strumenti urbanistici vigenti”. In ogni caso, conclude Carandini, “quando uscirà il ‘piano casa’ mi batterò per limitare i danni. Dal momento che la mia passione è la ricerca, se mi accorgessi che il mio lavoro al Consiglio superiore è inutile lascerei l’incarico e tornerei allo studio”.
(Fonte dati: IL VELINO CULTURA)
Diversi i temi toccati da Carandini nel discorso d’insediamento al Consiglio superiore. A cominciare dalla difficoltà strutturale da parte del ministro dei Beni culturali a spendere le consistenti somme rappresentate dal residuo passivo. Un “tesoretto”che Carandini quantifica in un miliardo e cento milioni di euro che il ministero non riesce a utilizzare. “Chiederò al ministro - rileva il presidente del Consiglio superiore – di affrontare urgentemente la questione perché non è ammissibile che in un momento di crisi economica globale come quella che stiamo vivendo, ci siano questi ‘colli di bottiglia’ strutturali che impediscano ai soprintendenti di spendere. Vanno snellite le farraginose procedure per gli investimenti inserendo norme semplificate ch aiutino il Mibac a spendere”.
Carandini sottolinea la grande trasformazione avvenuta negli ultimi anni riguardo il modello di governance, dove da un sistema in cui vigeva un unico soggetto pubblico, lo Stato, si è passati a un sistema di compartecipazione Stato-Regioni/Enti locali-Università. Cosicché adesso non conta solo “la tutela vincolistica, statica e passiva, ma anche la tutela attiva, capace di garantire la prevenzione, la manutenzione programmata, la valorizzazione e la comunicazione grazie al coinvolgimento di una pluralità di poteri pubblici”. Proprio in merito agli atenei, Carandini auspica un maggiore utilizzo delle “energie universitarie finora non adeguatamente utilizzate sia per quanto riguarda docenti, studenti e specializzandi, sia per quanto riguarda i saperi sperimentali e tecnologicamente innovativi”. E invoca “convenzioni sistematiche”, maggiore collaborazione e permeabilità tra i ministeri dei Beni culturali e della Pubblica istruzione. Sul tema della tutela del patrimonio artistico, Carandini invoca una maggiore “conoscenza capillare dei nostri territori” in modo da elaborare “seri piani paesaggistici”. Per questo vanno intensificate “le ricognizioni dei nostri territori ed esse possono essere realizzate solo tramite equipe di giovani in ambito universitario” e creati “sistemi informativi archeologico-monumentali, condivisi tra soprintendenze, università ed enti locali utili alla conoscenza, alla tutela, all’impatto archeologico, alla pianificazione territoriale e paesaggistica, alla valorizzazione, alla gestione e alla fruizione dei Beni culturali”.
Proprio in merito al tema della valorizzazione del patrimonio culturale, Carandini rimarca come sia il terreno in cui bisognerà operare in modo più efficace rispetto a quanto è stato fatto fino a oggi. Il ministro Bondi, a questo scopo, ha chiamato il manager Mario Resca a capo della Direzione generale per la valorizzazione. Una scelta che ha sollevato parecchie polemiche che però non trovano d’accordo Carandini. “Una identica Direzione generale per la valorizzazione – dichiara – venne proposta anche dal mio predecessore Settis ma rimase inascoltata. Oggi le critiche che vengono rivolte al ministro riguardano il fatto di aver scelto un manager non esperto di beni culturali. Ritengo legittima l’obiezione che viene mossa a Resca di non avere una preparazione tecnica in questo campo. Però è altrettanto vero che al nostro ministero non mancano tecnici competenti, così come è vero che Resca è un manager che ha fatto bene dove ha lavorato in passato. E allora dico: facciamo gioco di squadra, uniamo le forze tecniche a quelle manageriali e facciamo decollare la valorizzazione dei beni culturali. Inoltre è stato chiarito che Resca non si occuperà di tutela, così come bisogna ammettere che noi studiosi in questioni di organizzazione non ne sappiamo molto. Insomma, se Resca alla fine avrà operato bene lo applaudirò e se avrà operato male lo criticherò. Ma almeno facciamolo lavorare. Non si può dire sempre no a priori”.
Carandini interviene quindi sulla nomina di Guido Bertolaso a commissario straordinario per l'area archeologica dei Fori romani e di Ostia. “Bisogna innanzitutto fare chiarezza perché è stata fatta molto confusione – spiega il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali –. Ho sentito dire che sono state commissariate i sovrintendenti e le sovrintendenze. Non è vero nulla. Se così fosse sarebbe stata fatta un’operazione anticostituzionale. A Roma è stato messo un commissario della protezione civile a lato del soprintendente Angelo Bottini al quale rimangono tutti i poteri di tutela e di vigilanza. L’apporto di Bertolaso sarà utile per il potere di deroga alla legislazione normale, per l’apporto tecnico-scientifico relativo ai problemi geologici e del sistema fognario e per i mezzi finanziari di cui dispone. Dire che il commissario ai Fori non serve equivale a sostenere che tutto va bene. E invece non è vero. Il commissariamento è l’unica soluzione che può sbloccare una situazione vergognosa come quella del Palatino. Anzi – rivela Carandini - la figura di un commissario straordinario per l'area archeologica di Roma era stata già presa in considerazione dal precedente governo”.
L’ultimo aspetto toccato da Carandini riguarda il piano casa allo studio del governo. “Si sta creando allarme di fronte un testo che almeno fino all’inizio di aprile non si conoscerà – dichiara il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali -. Resta il fatto che qualsiasi piano dovrà rispettare non solo gli interessi particolari dei proprietari di ville e degli attici, ma anche l’interesse generale nel campo della tutela dei beni culturali e del paesaggio”. Per questa ragione, aggiunge Carandini, “bisogna continuare a rispettare il Codice per i beni culturali e paesaggistici e le competenze delle istituzioni della Repubblica da esso previste”. Dal prospettato piano caso, sottolinea Carandini, “vanno comunque escluse le aree ad alto grado di tutela o a tutela integrale previste nei pochi piani paesaggistici già adottati o approvati, i beni immobili di interesse culturale sottoposti a disposizioni di tutela del codice e le zone perimetrate come ‘centro storico’ e ‘città storica’ dagli strumenti urbanistici vigenti”. In ogni caso, conclude Carandini, “quando uscirà il ‘piano casa’ mi batterò per limitare i danni. Dal momento che la mia passione è la ricerca, se mi accorgessi che il mio lavoro al Consiglio superiore è inutile lascerei l’incarico e tornerei allo studio”.
(Fonte dati: IL VELINO CULTURA)
© 2021 MiC - Pubblicato il 2020-10-27 22:27:09 / Ultimo aggiornamento 2020-10-27 22:27:09