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Biblioteche: i capolavori della miniatura italiana rinascimentale custoditi all’Estense di Modena
Testo del comunicato
L’istituto conserva i due volumi della Bibbia di Borso: oltre 1200 pagine manoscritte e interamente miniate
Con l’Estense di Modena prosegue il viaggio tra le meraviglie del patrimonio librario italiano che ogni settimana conduce i visitatori in un percorso virtuale alla scoperta delle 46 biblioteche dello Stato, grazie a una serie di reportage promossi sui canali social del Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini.
Costituita a Ferrara e nel 1598 trasferita a Modena, nuova capitale del ducato, al seguito della dinastia, la Biblioteca deve il suo nucleo originario proprio alla Casa d'Este. La collezione libraria dinastica è citata probabilmente già alla fine del XIV secolo, ma attestata con certezza in un inventario del 1436. La raffinata raccolta trova terreno fertile nella cultura ferrarese dell'epoca, promossa e fortemente voluta dai duchi e dominata dall'Umanesimo e dallo spirito del Rinascimento. Ai manoscritti francesi di Niccolò III, primo promotore della biblioteca di stampo fortemente umanistico, si aggiungono quelli di classici latini voluti e cercati dal successore Lionello. Il duca Borso fa miniare una quantità di splendidi manoscritti da una squadra di copisti e miniatori stipendiati nella corte.
Tra questi, spiccano il Messale e la Bibbia, la cui documentazione è tuttora conservata presso l'Archivio di Stato di Modena. Inizialmente non inserita nell'inventario della Biblioteca, l'opera arriva a Modena insieme al resto del patrimonio, ma durante il periodo napoleonico viene portata a Vienna "per paura delle spoliazioni". Torna a casa, ma nel 1859 viene di nuovo portata nella capitale austriaca. Questa volta però resta dov'è perché considerata patrimonio di famiglia, finché non finisce nel mercato antiquario venduta dalla vedova dell'ultimo erede d'Este.
"A comprarla è l'industriale bresciano Treccani - racconta nel video la direttrice Grazie De Rubeis - che la dona allo Stato. Così, nel 1923 la Bibbia di Borso torna nella Biblioteca Estense".
Si tratta di due volumi e oltre mille pagine manoscritte e interamente miniate che impegnarono per sei anni - dal 1455 al 1461 - i due artisti Taddeo Crivelli e Franco dei Russi insieme a 17 collaboratori per realizzare il capolavoro della miniatura rinascimentale. Uno status symbol per il duca, un pezzo così prezioso e unico che lo avrebbe aiutato a elevare la sua figura all'altezza degli altri estensi, amanti e promotori della cultura umanistica e rinascimentale. "Borso fu disposto a pagare una cifra da capogiro, pari alla metà di quanto pagò il suo titolo nobiliare", spiega Grazia De Rubeis, direttrice della Biblioteca Estense Universitaria di Modena che conserva il preziosissimo manoscritto.
Trasferita nel Palazzo dei Musei di Modena, nel 1995 la Biblioteca diventa ufficialmente Biblioteca Estense Universitaria e, nel 2015, entra a far parte delle Gallerie Estensi. "Questa Biblioteca è stata un punto di riferimento per la cultura e la storia modenese e continua a esserlo fino a oggi. È qui infatti che sono stati condotti e sono ancora condotti celebri studi", aggiunge Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie estensi. "Al momento- spiega- la Biblioteca Estense è al centro di una campagna importantissima di digitalizzazione che ha lo scopo di mettere a disposizione del mondo intero le preziose raccolte che vanno dai manoscritti musicali alla cartografia antica ai manoscritti medievali e rinascimentali".
Il documentario sulla Biblioteca Estense Universitaria di Modena fa parte della serie di reportage promossi dal Mic ed è disponibile sul profilo Instagram: @bibliotecheditalia
Roma, 20 gennaio 2022
Ufficio Stampa MiC